I dati di Formind per i mesi primaverili confermano il desiderio dei consumatori di tornare alla normalità.
Pur con risultati, ad aprile e maggio, interlocutori,
la previsione parla la lingua dell’ottimismo.
di Antonio Faralla
E’ vero, già il bimestre aprile/maggio avrebbe
dovuto rappresentare il primo passo verso
la ripresa e un ritorno alla normalità. Purtroppo aprile è stato caratterizzato da un’Italia ancora per lo più arancione e rossa, e il mese
di maggio ha dovuto fare i conti con il maltempo.
Già alla fine di aprile, però, il mercato ha fatto registrare un incremento a tre cifre rispetto ai dati 2020 che,
seppur di minimo valore reale, ha riportato un risultato
positivo che il mercato non vedeva ormai da 12 mesi.
Con il mese di maggio e la riapertura, limitata agli spazi aperti, dell’Horeca, si è assistito al primo segno tangibile di cambiamento. Una vera boccata d’ossigeno
che proietta il mercato verso la ripresa. Il quadro che
emerge è di un circuito e di un consumatore reattivo e
ricco di entusiasmo, per certi versi persino superiore a
quello rilevato a giugno 2020
MOMENTI DI CONSUMO
Una cauta ripartenza
Il panel proposto da Formind registrava operativi
a maggio il 55% degli esercizi a cena, impegnati al
60% della loro potenzialità. Faceva meglio il pranzo
dove l’80% degli esercizi risultavano aperti e, complice anche il delivery, riuscivano a lavorare al 70%
della loro potenzialità. Se smart working, assenza del
turismo e un atteggiamento ancora prudenziale del
consumatore verso i luoghi di consumo ove non si
può gestire la prenotazione hanno limitato la ripartenza, i prossimi mesi sembrano poter consentire al
mercato di recuperare buona parte dei volumi persi
nei primi cinque mesi del 2021, rappresentando la
porta d’ingresso al recupero sostanziale del mercato.
L’atteggiamento degli esercenti
È interessante analizzare come esercenti e consumatori, nei differenti cluster generazionali, si stiano
approcciando a questa ripresa. Il panel Formid focalizzato sui primi 15 giorni del mese di maggio ci aiuta
in questa lettura.
Bar – Tra i pochi quasi sempre attivi, si sono velocemente organizzati verso spazi aperti, con la disponibilità delle amministrazioni locali. Sono stati
rapidamente ripristinati gli stock di prodotto, soprattutto delle categorie spirits e aperitivi, anche
se proprio il momento dell’aperitivo è stato caratterizzato da un’offerta food/salata maggiormente
limitata rispetto al passato, prediligendo prodotti
confezionati.
Riguardo all’osservanza delle norme previste, pochissime le infrazioni registrate. Maggiore difficoltà nel gestire gli affollamenti, nelle poche regioni
arancioni, soprattutto sabato e domenica.
Ristorazione – Hanno reagito in modo disomogeneo. La logistica di questi esercizi è infatti complessa. In modo particolare la cena, per coloro che potevano usufruire di spazi esterni, ha rappresentato
la necessità di riorganizzare turni e modalità: orari
anticipati per garantire il rientro entro le 22, problematiche per i turni del personale e tempi ristretti per gli approvvigionamenti e lo sviluppo delle
attività legate alla preparazione dei cibi. Nel contempo, questo periodo ha rappresentato il primo
banco di prova reale nel gestire sala e ordinazioni a
domicilio. Un’attenzione scrupolosa è stata rivolta
alle norme e alle procedure previste, con limitatissime infrazioni rilevate.
L’atteggiamento dei consumatori
Nel complesso ancora una volta gli esercenti hanno
reagito prontamente e con prudenza offrendo al proprio cliente la possibilità di un ritorno alla frequentazione in sicurezza. E i consumatori?
Gen Z e Millennials – Hanno risposto in maniera
velocissima e nei 10 giorni di osservazione hanno
frequentato il circuito quasi quotidianamente con
7 presenze in 10 giorni. Il 90% ha frequentato il
momento dell’aperitivo, il 70% la pausa pranzo, il
40 % la colazione, il 95% la cena ed il 60% ha cenato più di quattro volte nel periodo.
Boomers e Gen X – Più cauti, hanno risposto con
entusiasmo ma con maggior cautela e hanno frequentato il circuito con diverse modalità: il bar
quasi quotidianamente per una pausa caffe o una
colazione, la ristorazione nella pausa pranzo 4 volte in 10 giorni. Il 70 % ha frequentato il momento
dell’aperitivo, il 60 % la cena e il 40% ha cenato
almeno 2 volte nel periodo
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