I dati di Formind per il primo bimestre del 2021 mostrano
un mercato dei consumi fuori casa in flessione
rispetto all’anno precedente. Un calo prevedibile e
previsto da Fomind stessa a inizio dicembre 2020 che
prospettava per l’avvio del nuovo anno un -52%.
La reale performance di inizio 2021 ha fatto registrare un calo del
-59% a volume e del -63% a valore.
Pesa, almeno sui dati di gennaio, anche il duro lockdown natalizio
attuato dal legislatore e che in parte si è proiettato nelle prime
settimane di gennaio.
Il bimestre ha pertanto confermato l’andamento regionale per diverse
fasce di colore, che, se da una parte ha vissuto i benefici di
periodi in zona gialla, dall’altra ha sofferto anche di una decisa ripresa
dell’andamento pandemico, con conseguenti zone rosse, fino
alla novità più recente: quella del nuovo colore, l’arancione scuro.
Categorie a rischio
Al di là della performance del mercato, bisognerà prima
di tutto comprendere, nel prossimo periodo, cosa
è rimasto del tessuto alberghiero per esempio delle
zone sciistiche. Un settore che ha fortemente sofferto
dell’atteggiamento contrastante del legislatore che prima
dava il via libera alla stagione sciistica, consentendo
agli operatori di attivarsi, per poi ripensarci e bloccare,
48 ore prima della scadenza, per la seconda volta, la ripartenza
della stagione. Regalandoci il bis di dicembre.
Così come, prima o poi, dovremo comprendere cosa è
successo a una specie forse estinta, quella dei gestori
dei locali notturni, discoteche in primis, praticamente
chiusi da sette mesi, e che hanno lavorato forse 60 giorni
in un anno.
Rimodulare gli stili di vita
Il periodo appena trascorso ha evidenziato quanta voglia
abbiano gli italiani di normalità e come il consumatore
abbia saputo rimodulare i propri stili di vita.
In questi mesi, infatti, abbiamo assistito a una riorganizzazione
dei momenti di consumo, plasmata con
grande flessibilità per fare fronte alle esigenze e alle
necessità dei consumatori da una parte e delle normative
dall’altra.
Ecco dunque che l’aperitivo serale è divenuto pomeridiano,
con inizio anticipato alle 16.30; i rari weekend
con maggiore libertà di movimento hanno fatto registrare
improvvisi “sold out” nella ristorazione; la colazione
ha tenuto e il delivery e l’asporto hanno vissuto
una crescita esponenziale.
Un discutibile tabu: la fascia serale
Purtroppo nessuno sforzo compiuto sino a oggi è servito
a far comprendere che il Covid-19 non è un virus orario.
Se è dunque possibile poter pranzare senza rischi, a maggior
ragione dovrebbe essere possibile anche cenare in
sicurezza. Senza contare che la cena, rispetto al pranzo,
si contraddistingue per una maggiore facilità nello scaglionare
l’affluenza dei consumatori. I pubblici esercizi
potenzialmente aperti a cena, per altro, essendo aperti a
pranzo, sarebbero obbligatoriamente già a norma.
Consumi: fino a -70%
Inevitabilmente lo scenario dei consumi ha continuato
a penalizzare oltremisura tutte le categorie presenti
nei consumi serali, spirits in testa, seguiti a ruota dal
mondo fusti e dispensing, oltre che da tutti i prodotti
per la miscelazione. In queste categorie si continuano a
leggere performance con valori che superano anche la
soglia del 70% di perdita, generando un impoverimento
importante per la filiera.
Al momento, inoltre, sembrano deluse le aspettative
degli operatori di una rimodulazione dei criteri che
regolano le aperture del pubblico esercizio nei diversi
colori di fascia.
Per il secondo anno consecutivo la Pasqua, a livello di
consumi fuori casa, sarà con ogni probabilità inesistente.
Rappresentando un ulteriore freno all’apertura dei
locali stagionali che proprio in primavera programmano
le loro aperture.
Restare competitivi
Se il circuito è fortemente in sofferenza – non è certamente
nei ristori che sarà possibile trovare delle soluzioni
strutturali – è necessario oggi rimodulare l’approccio
verso il settore che ormai stremato potrebbe
subire danni considerevoli.
Il rischio è di trovarsi, al momento della ripartenza, in
condizioni che non permetteranno alle realtà italiane
di essere in grado di riprendersi con la stessa velocità di
altri paesi europei. In modo particolare il settore dell’ospitalità
potrebbe perdere competitività nella fase di
ripartenza favorendo altre mete, non italiane.
In quest’ottica, la chiave decisiva sarà senza dubbio la
campagna vaccinale. Se infatti paesi concorrenti al nostro
riusciranno a essere maggiormente efficienti nella
somministrazione del vaccino, potremmo assistere a
una rimodulazione dei flussi turistici con un danno ulteriore
per la nostra economia.
Zone bianche? Dati preziosi
La novità di una Sardegna di colore bianco fa ben sperare.
Se avere idee chiare e precise è oggi impossibile, sarà
interessante leggere nei prossimi mesi le performance
del laboratorio Sardegna che potrà aiutarci a comprendere
quale potrebbe essere lo sviluppo per il prossimo
futuro.
Ragionevolmente febbraio dovrebbe essere l’ultimo
mese col segno negativo nel confronto con il 2020 e
questo potrebbe essere già un bel segnale.
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